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Sui ringraziamenti – Rivista Studio

timthumb.phpC’era una volta il paratesto, ossia ciò che il critico strutturalista Gérard Genette chiamava le «soglie», tutto ciò che sta intorno al contenuto del libro e che accompagna il lettore all’interno delle pagine: copertina, risvolto, dedica, prefazione e via dicendo. Un tempo si trattava di una faccenda innocente, perfino seria: quando un autore classico dedicava il volume a un certo personaggio, estingueva un debito per nulla metaforico. Con il passare degli anni, è diventato il terreno dove esercitare ulteriormente la propria strabordante creatività. Scrittori non solo televisivi che finiscono con il loro faccione in copertina; quarte pseudo-umoristiche; dediche autoreferenziali (tipo quella dell’ultimo romanzo di Isabella Santacroce: sì, «a Isabella Santacroce»); epigrafi con la mail e il numero di telefono da rimorchio accanto a una frase apocalittica di Thomas Bernhard. Gli esempi non si contano. Conosco una persona che in esergo al proprio esordio ha chiesto la mano alla ragazza: nessuno nutriva dubbi sulla buonafede del gesto, ma certo la sfrontatezza non metteva la fanciulla nella disposizione più serena per decidere se accettare o no (alle pubblicazioni, per di più). In tutto questo c’è una zona dove forse l’estro ha trovato terreno ancora più fertile ed è quella, in fondo al libro, dove allignano i famigerati omaggi ad amici e non solo.

“Gratulatoria”, “Nota”, “Explicit” o un più modesto “Ringraziamenti”: in coda, che sia miele o veleno, arriva quasi sempre un corposo elenco di persone (o animali, come vedremo) da ringraziare o gratificare o ingraziarsi. Un cahier di benedolenze che sta diventando un genere a sé stante, tanto che gli scrittori Carolina Cutolo e Sergio Garufi hanno pensato bene di raccoglierne una scelta in Lui sa perché. Fenomenologia dei ringraziamenti letterari (con una prefazione di Stefano Bartezzaghi e un contributo di Umberto Eco, Isbn, 208 pp., 14 €), che abbraccia la narrativa italiana degli ultimi vent’anni. Da un campione tutto sommato esiguo, emerge uno spaccato eloquente di un angolo preposto alla gratitudine e degenerato in un catalogo di vanità e nonsense involontariamente comici, da cui non si salva nessuno – nemmeno gli autori, che in fondo al testo non potevano non ripercorrere ogni tipologia del catalogo, anche per farsi perdonare di avere ridicolizzato mezza editoria italiana.

(Continua a leggere su Rivista Studio.)

(Qui la puntata di Pagina 3, su Radio3Rai, in cui è stato letto il pezzo.)

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La ragazza dei cocktail

ragazza-dei-c_800x600È uscita per Isbn edizioni una traduzione a cui tengo molto: il libro inedito di un maestro del noir, James M. Cain, rinvenuto e pubblicato a più di trent’anni dalla morte.

La ragazza dei cocktail (in originale The Cocktail Waitress, cura e postfazione di Charles Ardai) è un romanzo perfetto che non ha davvero nulla da invidiare a classici come La morte paga doppio o Il postino suona sempre due volte e non per nulla è stato definito da Stephen King “l’evento letterario dell’anno”.

Qui la pagina sul sito dell’editore, con incontri e recensioni (a Milano verrà presentato il 7 marzo in Santeria, da me e Luca Crovi).

Qui la postfazione di Ardai in inglese.

Qui una lunga, splendida intervista a Cain pubblicata sulla Paris Review.

Buona lettura.

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Steven Amsterdam in Isbn

Questo mercoledì, 26 settembre, alle 18,30 in via Sirtori 4, presso la redazione della casa editrice Isbn, farò una chiacchierata con l’autore di “Ritratto di famiglia con superpoteri”, Steven Amsterdam. Qui la pagina dedicata al libro, tradotto benissimo da Anna Mioni, con un estratto e la rassegna stampa. (Poi non presenterò più libri per un paio d’anni.)

Fateci un salto, se vi va.

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