Il professor Guidalberto e la tenerezza di WhatsApp

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(Origami, l’inserto della Stampa, mi ha chiesto un racconto per l’edizione estiva. Eccolo.)

Cullato dall’aria condizionata della biblioteca, Guidalberto si accomodò sulla sedia, slacciò l’orologio dal polso e lo collocò sul banco. Quindi, con la cura di un prete quando maneggia un’ostia, appoggiò sul piano il volume e l’aprì. Si trattava dell’imprescindibile Studien zum italienischen und deutschen Humanismus del Bertalot (hrsg. von P.O. Kristeller, Roma 1975) e Guidalberto aveva atteso quel momento di pace come un bambino a luglio aspetta l’orario fissato dalla madre per mangiare il gelato. Canuto docente di Filologia rinascimentale, s’era preso la giornata per tornare su un classico della materia. Stava per affrontare il ghiotto pasto intellettuale, quando avvertì un fruscio dentro i pantaloni.

Era il telefono. Che però lui per scherzo chiamava l’Objekt.

(Continua a leggere su Origami.)

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