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CÉLINE IN LOVE

5379721037_9e13ab4247_o(Ho scritto una recensione su Lettere alle amiche di Louis-Ferdinand Céline, Adelphi.)

… L’amore, già. E amoroso sapeva esserlo, come sa bene chiunque abbia letto il Viaggio al termine della notte e l’estremo commiato – dolcissimo, in un libro furibondo – con Molly: “L’ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini. È forse questo che si cerca nella vita, nient’altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire.” Ecco allora tornare in libreria, onerato dalla pena amorosa, il mostro strisciante, mellifluo, esilarato, l’angolo cieco del Novecento, come una bestia circondata dalle belle: di nuovo nel catalogo Adelphi, che già annovera la sua tesi di laurea (Il dottor Semmelweis), ma questa volta con una serie di carteggi sessuali e sentimentali, ossia le Lettere alle amiche, un interessante libretto a cura di Colin W. Nettelbeck, in verità pubblicato da Gallimard nel 1979 (traduzione di Nicola Muschitiello, pp. 257, € 15)…

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I mostri di Luvano Beach – IL

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(Per lo speciale “Summer Fiction”, il magazine del Sole24Ore mi ha chiesto un racconto estivo. Eccolo qua.)

Potrei friggere un uovo sul cofano» pensò Benny, sigillato nell’abitacolo della macchina, il motore acceso e l’aria condizionata a mille. Un’ondata di caldo aveva svuotato la città, abbandonata dagli esseri umani come animali in fuga da un incendio. Solo che i suddetti esseri umani avevano lasciato gli animali a lui e al negozietto. «Pezzi di merda con la casa al mare o al lago» rimuginò, con la mente al monolocale infuocato dove viveva, unica metratura che potevano permettersi con lo stipendio di Chantal e il modesto compenso in nero che gli dava il cugino per sostituirlo ogni tanto al negozio dal lezioso nome Doggy Style. Animali pettinati&acconciati. Lui, Benny il Mastino. A fare lo shampoo. Ai cagnolini. Ma non aveva altra scelta.

Il bar sull’altro lato della piazza sembrava dall’altra faccia della Terra, anzi del deserto, e lui aveva ancora addosso l’odore di quel botolo di Linus. «Linutti», come lo chiamava la signora Pizzigalli. E poi non era Snoopy, il cane? Bah.
«Le raccomando Linutti» aveva pigolato l’arpia. «Me lo tratti coi guanti».
Coi guanti, certo, visto che il botolo puzzava da far schifo. E Benny l’avrebbe volentieri strangolato senza lasciare impronte. Ogni tanto, mentre lo lavava, stringeva appena appena per sentirlo tremare. Sarebbe bastato così poco. Ma come spiegarlo a suo cugino e alla signora Pizzigalli? Linutti non deve morire.
Aprì lo sportello con una bestemmia e uscì nelle sabbie mobili della giungla d’asfalto. Asfalto? Sembrava burro.

(Continua a leggere sul sito del Sole24Ore.)

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