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Il Grande Romanzo Americano – IL

great_american_novel_cartoon_by_mark_anderson_8791(Ho tracciato per IL una mappatura – abbastanza estensiva, a dire il vero – con ventiquattro esemplari del cosiddetto Grande Romanzo Americano. C’è qualche presenza immancabile, qualche esclusione illustre e qualche forzatura. D’altra parte è un giochino. Spero che magari qualcuno si metta a leggere, ad esempio, un capolavoro come Uomo invisibile, di Ralph Ellison, letto pochissimo in Italia e pubblicato da Einaudi.)

Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta (1850). Dopo una serie di racconti emblematici (A come allegoria), uno scrittore di mezza età (A come autore) esordisce nel romanzo con una storia sulla relazione tra una donna sposata e un uomo di chiesa (A come adulterio), con tanto di figliola. Analisi del puritanesimo che vale ancora oggi: A come America.

Herman Melville, Moby Dick (1851). L’autore di alcuni romanzi di successo prende la balena per le pinne e uccide il campionato del GRA per sempre. L’ossessione shakespeariana, gli echi biblici, la bianchezza del male. Fu un flop, poi riemerse.

Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn (1885). Bollato erroneamente come libro per bambini, è per Hemingway il primo cristallino vagito della letteratura americana. Huck e il nero Jim scappano lungo il Mississippi in zattera e il lettore, oltre a un Paese razzista, scopre il primo di tanti eroi scapestrati: «Santo Huck», come scrisse Nick Cave.

(Continua a leggere su IL.)

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Io sono la droga – IL

DeliciousFoods

(Ho recensito il nuovo romanzo di James Hannaham su IL – magazine del Sole 24 Ore, prendendo a prestito la voce di un suo personaggio.)

Ciao, mi chiamo Scotty e questa storia la racconto io. Cioè, non proprio tutta. Di una parte s’è occupato ‘sto tizio che si chiama James Hannaham, un tipetto nero – ops, afroamericano. Sul suo sito si definisce «autore, artista concettuale part-time, scrittore o qualcosa del genere. Forse romanziere, ma anche giornalista, insegnante e performer saltuario… Che ne so? Specialista della prosa?». Ecco, ce l’hai presente? È il tipo di falsa modestia che cerca di evitare la spocchia: niente manina sul mento, niente aria seriosa. Uno si definisce «specialista della prosa» e finisce col diventare «specialista della posa», involontaria. A furia di modestia, diventi uno scrittore modesto. Ma non è questo il caso. Ho la lingua sciolta, lo so. Tutta colpa di Hannaham (sì, sono un suo personaggio, più o meno, ma esisto da sempre) (sì, “Scotty” è un espediente) (no, non ve lo dico chi sono). Comunque, ‘sto ragazzo scrive bene e se non vi fidate di me, ché pure sono una persona di sostanza, potete credere a Jennifer Egan. Qualche parola a caso del suo parere: “avvincente”, “toccante”, “urgenza”, “libertà”, “sopravvivenza”. Roba buona per voi democratici. Come Dave Eggers. Sentiamo il suo: «Un libro di stupefacente –hey, Dave: are you talkin’ to me? – originalità e potenza». Oh, mica hanno torto questi succhiotti che nell’editoria un tempo chiamavano soffietti.

(Continua a leggere sul sito del Sole 24 Ore.)

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