Archivio mensile:dicembre 2017

Racconti da ridere

Ho curato per Einaudi un’antologia di racconti umoristici. Si intitola Racconti da ridere e, oltre a una mia introduzione, ci sono  racconti di P.G. Wodehouse, Achille Campanile, Dorothy Parker, Alan Bennett, James Thurber, Stefano Benni, Irvine Welsh, David Sedaris, Nora Ephron, Martin Amis, Tiziano Scarpa, Charles Bukowski, Umberto Eco, Margaret Atwood (inedito), Mark Twain, Michele Mari, Slawomir Mrozek, Anton Čechov, Nikolaj Gogol’, Jørn Riel, Joe R. Lansdale, Donald Barthelme, Heinrich Böll.

Qui la pagina sul sito dell’editore.

Qui un estratto dell’introduzione uscito per il magazine del Sole 24 Ore.

Qui un’intervista su Letteratitudine.

Have fun.

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Il circolo Pickwick

È da poco uscita per Einaudi la mia traduzione del Circolo Pickwick, capolavoro di Charles Dickens che mi ha tenuto compagnia per parecchi mesi. È stata un’avventura fantastica sulle orme (e sulle spalle) di un gigante e di una combriccola scombinata a cui è andato tutto il mio affetto prima di lettore e poi di traduttore, se non di amico. È una delle letture più spumeggianti del mondo e spero di aver reso onore alla storia che da giovane mi aveva avvinto.

Qui la pagina relativa al libro sul sito dell’editore e qui un mio articolo sulle tracce del suo autore, uscito per Rivista Studio.

Goodbye, Pickwick! (Sniff.)

Contrassegnato da tag , , , , ,

Ridere meno, ridere meglio

(Ho scritto un articolo sull’umorismo per Sette, il magazine del Corriere della Sera.)

Non so se viene siete accorti ma non sappiamo più ridere. La risata è stata degradata a sciocchezzaio, bolla, vacuità permalosa. C’è stato un momento in cui abbiamo cominciato a comportarci come il personaggio di Robert De Niro nel Cacciatore, quando sopravvive alla roulette russa e viene preso da un attacco isterico di risate. Solo che non avevamo una pistola alla tempia. A cosa eravamo sopravvissuti? Alla fame, alla guerra, agli anni Settanta, a Drive-In, d’accordo. Ma c’era bisogno di arrivare a tanto? Quando tutto è diventato umorismo, l’umorismo si è svuotato di senso.

Continua a leggere sul sito del Corriere.