(È online l’articolo uscito su Rivista Studio di novembre-dicembre.)
Qualche tempo fa, sull’isolotto di Patmos, San Giovanni ebbe la visione di un angelo che gli porgeva un libro con un perentorio: “Prendilo e mangialo”. Il mistico non lo sapeva ma era il primo di una lunga serie di creature bulimiche, sottospecie di Hannibal Lector, che triturano celluloide al soldo degli editori per sfornare un parere scritto, detto appunto “lettura”. Come per un gigantesco contrappasso volto a riscattare l’ipotetica pigrizia intellettuale del Paese o nel tentativo impossibile di controbilanciare i dati Istat sui libri, questi lemuri vengono bombardati di manoscritti editi e inediti in lingua originale, con un rito abbietto che si ripete uguale dall’iniziazione in poi: ti piomba uno scartafaccio in casa e, nel giro di un amen, devi spedire una scheda nella quale è auspicabile che tu sia riuscito a: 1) riassumere la trama; 2) collocare il libro nel catalogo dell’editore; 3) collocarlo nel panorama editoriale nostrano; 4) collocarlo nella storia della letteratura; 5) leggerlo (facoltativo).
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