“Una frustrazione tragicomica.” Un’intervista a cura di Carlotta Susca

…Non c’è nemmeno una riga che riporti un fatto realmente accaduto, ammesso e non concesso che qualcosa di scritto possa riprodurre fedelmente un fatto. Diciamo che il libro prende dei momenti di esasperazione e li porta all’estremo. La realtà editoriale è molto più noiosa: si scrive, si traduce, ci si lamenta. Di solito da soli (e nel terzo caso non è un buon segno). Nel libro, invece di parlare male di questo o quello, ho preferito creare delle situazioni paradossali che raccontano un vuoto, un’idea, una frustrazione tragicomica…

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