“Io non scrivo, io pubblico.” Francesco Berno, Pensieri di cartapesta

Si rimane sempre tendenzialmente interdetti davanti ad ogni centiloquio. L’unità di senso che si cerca di proiettare come esigenza propria del lettore cade nel vuoto, ultima violenza di un autore che taglia le righe, premette parentesi, accorpa il testo sulla destra di un margine inconsueto… È proprio vero: L’unico scrittore buono è quello morto.

La nuova fatica -si dice così, no?- di Marco Rossari è un divertente catalogo di piccole abiezioni e grandi sconfitte, intervallate dalle miserie quotidiane che la naturale trascuratezza dell’essere umano ci impone a cadenza regolare. E così troviamo Tolstoj alle prese con un irritante, ma non poi così improbabile, conduttore radiofonico, e senza soluzione di continuità ora siamo nel bel mezzo di uno sfortunato incontro erotico -l’unico possibile?- tra uno scrittore ed una sua lettrice.

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