Con questi racconti, raccolti non a caso sotto il titolo di L’unico scrittore buono è quello morto, Marco Rossari (traduttore, giornalista, consulente editoriale e scrittore) si prende gioco in maniera allegra e scanzonata del mondo letterario, immaginando gli scrittori famosi, che nel tempo lo hanno popolato, alle prese con situazioni paradossali: James Joyce, per esempio, tormentato dal fatto che l suoi libri vengono sistematicamente rifiutati dagli editori; Lev Tolstoj, recensito radiofonicamente da una ragazza di Foggia, o William Shakespeare, accusato di plagio. Una divertente parodia di personaggi protagonisti di un mondo tragicomico dedicata a quegli aspiranti scrittori, che proprio in quel mondo vorrebbero entrare.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.